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Ju Jitsu

JU JITSU


La traduzione della parola Jujitsu significa “arte della cedevolezza”: per questo motivo la disciplina è stata chiamata anche“La dolce arte”.

Il Jujitsu deriva dall’antica tradizione della lotta giapponese disarmata, che a partire dal 1600 entrò a fa parte del bagaglio tecnico che veniva insegnato nelle scuole di arte marziali (ryu).

Il Jujitsu è considerato una delle arti marziali più efficaci nella lotta a terra.

In effetti non è un caso che nel Vale-Tudo (arte marziale praticata in Brasile) le tecniche di combattimento a terra siano tutte basate sul Jujitsu.

La finalità di questa disciplina è di “chiudere la distanza” con l’avversario e atterrarlo per poterlo controllare con tecniche di lotta a terra.

La pratica del Jujitsu è proponibile a tutti, anche agli anziani.

È da notare che il Jujitsu rappresenta una delle migliori ginnastiche che si conoscano per il sistema cardiovascolare.

La leggenda del salice

Esisteva un tempo, molti secoli fa, un medico di nome Shirobei Akiyama. Egli aveva studiato le tecniche di combattimento del suo tempo, comprese altre tecniche che imparò durante i suoi viaggi in Cina compiuti per studiare la medicina tradizionale e i metodi di rianimazione, senza però ottenere il risultato sperato. Contrariato dal suo insuccesso, per cento giorni si ritirò in meditazione nel tempio di Daifazu a pregare il dio Tayunin affinché potesse migliorare.

Accadde che un giorno, durante un' abbondante nevicata, osservò che il peso della neve aveva spezzato i rami degli alberi più robusti che erano così rimasti spogli. Lo sguardo gli si posò allora su un albero che era rimasto intatto: era un salice, dai rami flessibili. Ogni volta che la neve minacciava di spezzarli, questi si flettevano lasciandola cadere riprendendo subito la primitiva posizione.

Questo fatto impressionò molto il bravo medico, che intuendo l' importanza del principio della non resistenza lo applicò alle tecniche che stava studiando dando così origine ad una delle Scuola più antiche di JuJitsu tradizionale, la Scuola Hontai Yoshin Ryu (scuola dello spirito del salice), tutt'ora esistente.

Gino Bianchi ed il jujitsu in italia

La prima fugace apparizione del jujitsu in Italia si deve a Pizzarola e Moscardelli, marinai della Regia Marina, che nel 1908 ne diedero una dimostrazione al Re, ma Gino Bianchi (un marinaio), dopo quaranta anni, portò il jujitsu in Italia.

Il Maestro Bianchi, già campione militare di Savate, era impegnato durante la Seconda Guerra Mondiale col contingente italiano nella colonia giapponese di Tien Sing in Cina dove venne a contatto col jujitsu e, rimanendone colpito per l'efficacia, decise di diffonderlo una volta tornato in Italia.

L'opera di diffusione iniziò a Genova, nella palestra di via Ogerio Pane, dove il Maestro Bianchi insegnava gratuitamente a cinque o sei allievi nel difficile clima di ristrettezze del secondo dopoguerra; con la fine degli anni quaranta la palestra si trasferì nella sede storica di Salita Famagosta e l'opera di diffusione del jujitsu "stile Bianchi" procedette a pieno ritmo anche grazie alle varie dimostrazioni pubbliche svolte col gruppo dei Kaze Hito (uomini vento).